Alto magistrato borbonico presso i tribunali e le corti di Lecce, Trani e Napoli. Dopo un contrasto con il Re Ferdinando II fu costretto a lasciare la magistratura ed esercitò sino alla morte con rara competenza la professione forense. Fu patrigno di Giuseppe Pisanelli, Ministro della Giustizia del Regno d'Italia e autore del primo codice di procedura civile.
Nasce a Zollino il 15 marzo 1790 da Leonardo Maria Ippazio Chiga ("dottor fisico" – quindi medico) e Geminiana Pasquali di Felice (anch'essa "dottor fisico").
Nel 1928 sposa a Tricase Maria Angiola Mellone, vedova di Michelangelo Pisanelli, e si prende cura del figlio di lei Giuseppe Pisanelli, avviandolo al diritto (Pisanelli era destinato a diventare uno dei più grandi giuristi e politici del suo tempo; dopo aver rappresentato la Provincia di Terra d'Otranto nel parlamento napoletano, fu costretto all'esilio, per poi assumere la carica di deputato del Regno d'Italia e, addirittura, di Ministro della Giustizia; scrisse il primo codice di procedura del Regno d'Italia). Dall'unione con la nobil donna nascerà nel 1832 Felice Chiga.
Dopo aver ricoperto incarichi importanti presso il Tribunale Civile di Lecce (di cui si dice assunse anche la presidenza), Vito Chiga si trasferì per ragioni d'ufficio dapprima a Trani e poi a Napoli dove fece parte della Gran Corte Civile e Criminale. Fu anche confidente di alcuni Intendenti della Provincia di Terra d'Otranto.
Fu messo in "attenzione di destino" con regio decreto del 1849 per essersi rifiutato di applicare pene esemplari, non previste dai codici all'epoca vigenti, in un caso di reato di stampa contro il regime borbonico.
Dopo questo episodio, che segnò la fine della sua vita pubblica, il Chiga si dedicò con rara competenza all'esercizio della professione forense, al fianco del figlio pure valente avvocato, sino alla sua morte avvenuta in Napoli il 2 dicembre 1857.
A lui è intitolata la via che da Piazza San Pietro conduce all'area delle pozzelle, in precedenza denominata "via Pozzi").
(Antonio Chiga)